Ci sono due cose che vorrei ancora aggiungere sulla vittoria (ormai prosciugata di aggettivi) di Vincenzo Nibali nella Milano-Sanremo: anzi tre
La prima è che con lui è rinata una razza che si credeva estinta: quella del campione che va oltre le “specializzazioni”. “Un corridore che vince i grandi Giri – ormai si diceva da anni – non può essere un uomo da classiche: e viceversa”. Non era vero: non è più vero. Fatte le proporzioni coi tempi e dunque coi numeri (e senza scomodare Coppi e Bartali), si è ritrovato il DNA smarrito dei Merckx, dei Gimondi, degli Hinault e di pochissimi altri (fra l’altro esplosi quando il ciclismo non conosceva ancora la globalizzazione). E’ rinato il T Rex! Indurain non ha mai vinto una classica: Sagan non vincerà mai un Giro. E parliamo di mostri!!! Nibali ha già trionfato quattro volte nei tre Grandi Giri (e al computo la giustizia ne potrebbe aggiungere presto un altro) e ha cominciato a ingolosirsi alle Classiche Monumento: ha chiuso con l’ultima del 2017, ha riaperto con la prima del 2018 (con un atto di forza, di coraggio e di incoscienza sportivi che resteranno nella storia di questo sport). E forse nel suo palmares mancano un titolo olimpico e uno mondiale che sono letteralmente “scivolati” via con la sfortuna. Ma sul Mondiale non è davvero detto che nel 2018 non si possa rimediare
La seconda è che non solo Vincenzo è un campione pulito, ma soprattutto un uomo pulito. Non c’è nulla dei suoi comportamenti (sportivi e non) che non susciti consenso e ammirazione. Vogliamo dire un “esempio”? Vogliamo dire una “bella medicina” per un movimento ancora intossicato dai sospetti? Vogliamo dire una “benedizione”, anche morale, a cui tutto lo sport italiano dovrebbe guardare?
La terza è assolutamente personale, ma credo condivisa: da quanto tempo, guardando una qualsiasi prestazione sportiva non provavate un’emozione tanto forte, tanto rara, come quella che ci ha dato lo Squalo Rex?