Festival “perfetto”, ma la storia comincia adesso

Cominciamo dalla classifica finale che è già un buon elemento di discussione, oltre che un utile promemoria:
1. Ermal Meta e Fabrizio Moro – “Non mi avete fatto niente”, 2. Lo Stato Sociale – “Una vita in vacanza, 3. Annalisa – “Il mondo prima di te”, 4. Ron – “Almeno pensami”; 5. Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi”; 6. Max Gazzè – “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”; 7. Luca Barbarossa – “Passame er sale”; 8. Diodato e Roy Paci – “Adesso”; 9. The Kolors – “Frida (mai, mai, mai)”; 10. Giovanni Caccamo – “Eterno”; 11. Le Vibrazioni – “Così sbagliato”; 12. Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno”; 13. Renzo Rubino – “Custodire”; 14. Noemi – “Non smettere mai di cercarmi”; 15. Red Canzian – “Ognuno ha il suo racconto”; 16. Decibel – “Lettera dal Duca”; 17. Nina Zilli – “Senza appartenere”; 18. Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – “Il segreto del tempo”; 19. Mario Biondi – “Rivederti”; 20. Elio e le storie tese – “Arrivedorci”
Nuove proposte: 1. Ultimo – “Il ballo delle incertezze”; 2. Mirkoeilcane– “Stiamo tutti bene”; 3. Mudinbi– “Il mago”
Premio della critica “Mia Martini” a Ron, Premio Sala Stampa “Lucio Dalla” a Lo Stato Sociale, Premio “Sergio Endrigo” per la miglior interpretazione a Ornella Vanoni, Premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale a Max Gazzè
Dati d’ascolto: 52,16% share medio delle cinque serate (2 punti in più dello scorso anno), media d’ascolto 10.919.000. Picco d’ascolto 17.171.000, esibizione di Fiorello. Share più alto: 76,57% alla proclamazione dei vincitori
Almeno 40.500.000 italiani hanno visto il Festival con una permanenza totale sulle cinque serate di non meno di sei ore
Queste le preferenze delle varie giurie nella serata finale:
Televoto: 1.Meta-Moro 2. Lo stato Sociale 3. Annalisa
Sala Stampa: 1.Lo Stato Sociale 2.Diodato 3.Meta-Moro
Esperti: 1.Ron 2. Vanoni 3.Barbarossa (4.Meta-Moro)

Fin qui classifiche, dati e numeri. Tutto scolpito: nella pietra secondo i più, nell’acqua secondo altri. Addirittura nel fango secondo gli irriducibili del complottismo e del “gli è tutto sbagliato” (frase cara a quel Gino Bartali, peraltro meravigliosamente rappresentato da Pierfrancesco Favino in una fiction di qualche anno fa)
E’ fuori dubbio che sia stato un Festival di grande successo, dove Claudio Baglioni atteso al varco della diffidenza, ha dato il meglio di sé, ottenendo risultatati numerici assolutamente sorprendenti (superando persino i tre anni di trend positivo dell’ottimo Carlo Conti), ma anche risultati artistici egualmente inconfutabili
Claudio ha trovato un bilanciamento magistrale fra rispetto e qualità della competizione vera e propria e gli elementi di “contorno” che fatalmente continuano a fare di Sanremo un evento “televisivo”.
Chi lo ha guardato con serenità (non con inutile pregiudizio: in questo caso basterebbe cambiare canale e l’offerta resta enorme) porterà sicuramente con se il ricordo di almeno quattro o cinque momenti (musicali o non): scelga fra l’indimenticabile monologo di Favino (grande rivelazione “televisiva” di questa edizione) o l’immenso Fiorello, fra il Volo o Laura Pausini, fra Sting o i Negramaro, fra Virginia Raffaele o Gino Paoli, fra Giorgia e Frassica, fra Morandi e Nek-Pezzali-Renga, fra Gianna Nannini e Fiorella Mannoia (tutte performances rigorosamente mescolate negli stili e nei nomi, proprio per rammentare la varietà della proposta). E, se volete, fra Baglioni Direttore Artistico e… Baglioni-Baglioni: quello che generosamente si è messo in gioco anche come cantante
Molti mi hanno chiesto su Facebook la mia opinione sulla canzoni e il mio podio “personale”. Piccolo dovere minimo a cui, per quel che conta, non mi sottrarrò. Facendolo precedere da una curiosità: le preferenze (confessate alla fine) dei conduttori. Baglioni non si è esposto più di tanto (anche se ha raccontato la tenerezza provata per la “scoperta” del pezzo di Dalla); Favino avrebbe votato per Ron, Vanoni, Stato Sociale e Biondi; la Hunziker per Gazzè, Stato Sociale, Vanoni con innamoramento in progress per le Vibrazioni (rivelando anche l’amore della figlia per Ultimo)


Nelle mie preferenze, come ho detto e scritto a lungo in questa settimana (e anche prima) c’è il forte sbilanciamento dell’amore personale per il brano di Dalla, di cui – capirete con che commozione – ho ascoltato la versione originale cantata proprio da Lucio. Dunque, fermo restando che le canzoni non possono arrivare tutte prime (non approvando quindi l’ipocrisia dell’ululato a prescindere o dello sterile “vergognatevi”, neanche fossimo davanti a casi da Var) e col totale rispetto delle opinioni altrui (soprattutto di quelle espresse civilmente) il mio personalissimo podio è costituito da Ron – Meta&Moro – Stato Sociale. Con un sestetto di segnalazioni che indico a pari merito che sono Vanoni, Gazzè, Diodato, Barbarossa, Kolors e Vibrazioni. Con una carezza ammirata per Avitabile&Servillo. E con la convinzione che Caccamo e Decibel avrebbero meritato di più
Ovviamente accetto, con una serenità che non ho visto in troppi commenti, il podio e la classifica “ufficiali”, rammentando a chi ha preso la cosa troppo sul serio che, come sempre, il Festival di Sanremo comincia quando finisce. Perché la storia viene dopo

Festival Italia

Due giorni e c’è già tutto. Polemiche, ascolti, cavalli pazzi, canzoni contestate, grandi performance in gara e fuori gara, slanci creativi, marchette discutibili, critiche, complimenti, insulti e lodi.
E’ Sanremo bellezza. E’ l’Italia! Ha fatto bene Pippo Imperatore a pregare e a salutare questo santo inesistente.
Solo una curiosità: perché tutti coloro che dicono di odiarlo, il festival, sono sempre in prima fila? Incoerenza? Masochismo? O solo voglia – italianissima voglia – di criticare a prescindere senza costruire mai nulla?

Per ora, Baglioni batte Conti

Se i numeri contano qualcosa, il risultato della prima serata di Sanremo è clamoroso, non tanto per il piccolo scarto a favore di Claudio su Carlo, quanto perché nessuno, sinceramente, si aspettava un exploit del genere. Comunque l’auditel sentenzia 52,1 di share e 11 milioni 603 mila di spettatori per Baglioni, 50, 37 di share e 11 milioni 371 per Conti.
Ora si tratta di capire se è tutta audience quella che riluce. Certamente la straordinaria potenza di fuoco con cui Fiorello ha aperto (e poi anche successivamente corroborato) la serata ha garantito una quota di volo sulla quale si è campato di rendita per le (forse troppe) ore successive. Comunque un Festival che decolla bene, generalmente si garantisce una crociera non deludente.
Mi rendo conto che la distorsione in cui tutti cadiamo è quella di parlare di numeri: ma nel terzo millennio contano fatalmente più del giudizio di merito. Buona comunque la qualità media delle canzoni con almeno 4-5 eccellenze (anche se ascoltarle tutte e venti nella stessa serata è stato un esercizio di fede e di pazienza da parte degli spettatori). Promossa la Direzione Artistica (ora vediamo quanto Baglioni avrà voglia di mettersi ulteriormente in gioco come cantante). La Hunziker all’altezza delle aspettative. Favino molto bravo e in grado di dare ancora tanto di più. Non è mancato neppure il “cavallo pazzo”, per cui è stata garantita anche la tradizione baudiana
Ora ci vuole un Fiore. O meglio, ci vorrebbe un Fiore per ogni serata